Mozart P10 (Ultima Parte) #347

Mozart e i compositori contemporanei

Franz Joseph Haydn

COPIATO DA WIKIPEDIA.Una grande amicizia e reciproca stima contraddistingue il legame che unisce Mozart a Haydn, nonostante quest’ultimo fosse di ventiquattro anni più anziano. Non è possibile stabilire con certezza quando Mozart entrò in rapporti di amicizia con Haydn, ma di certo si sa che nel 1785 i due musicisti erano intimi amici, tanto da darsi del tu, ed ebbero diversi incontri in casa dei fratelli Storace, avendo occasione e di parlare di musica e di eseguire insieme musica cameristica.Mozart ebbe come intimo amico il fratello Michael Haydn e ciò fu importante per la conoscenza di Joseph. Haydn, dalla residenza degli Esterházy dove prestava servizio, si recava spesso a Vienna dove Mozart si era definitivamente trasferito nel 1781.A Haydn non poteva sfuggire la grandezza di Mozart ma non concepì questo fatto oggettivo con ostilità e invidia, bensì ne raccolse i suggerimenti compositivi. E ciò avvenne anche per Mozart che pubblicamente rese nota la sua riconoscenza a Haydn dedicandogli sei quartetti (K 387, K 421, K 428, K 458, K 464 e K 465) e apprezzò per tutta la vita il compositore più di ogni altro musicista del passato o contemporaneo.Mozart compose i citati quartetti tra il 1782 e il 1785, un’eccezione per un compositore che più volte aveva scritto concerti in poche ore e che a volte mandava a memoria la propria parte, presente solo nella sua testa ma non ancora riportata su uno spartito.La ragione è semplice: i quartetti furono scritti nel modo rivoluzionario inventato da Haydn, pubblicando proprio nel 1771 i sei quartetti russi op. 33, la cui modalità di composizione fu da Haydn stesso definita “nuova e speciale maniera”. La “nuova e speciale maniera” era costituita dall’abbandono dei principi compositivi del settecento della melodia con accompagnamento per dare invece un ugual risalto alle quattro voci dell’organico che si trovavano ora a colloquiare in modo paritetico. Mozart aveva quindi due problemi da risolvere: imparare a comporre nel nuovo modo e trovare un proprio modo espressivo. Quale conseguenza della reciproca amicizia e stima, furono tramandate due opere parallele e immortali. La stima che Haydn aveva di Mozart è ben descritta nelle parole che Haydn dice al padre: «Vi dico innanzi a Dio, da galantuomo, che vostro figlio è il più grande compositore che io conosca, di nome e di persona. Ha gusto e possiede al sommo grado l’arte del comporre».Quando Mozart morì a trentacinque anni, Haydn era a Londra. Seppe della morte dell’amico e collega solo al suo rientro a Vienna (1792), rimanendone rattristato.

Aneddotica

Pochi altri autori musicali hanno suggestionato la fantasia del pubblico come Mozart. Già bambino prodigio noto nelle maggiori corti d’Europa, in seguito compositore di genio e infine protagonista di una precoce e misteriosa morte: la sua vita è stata interpretata, sin dall’Ottocento, come simbolo stesso della genialità e della perfezione apollinea, idealizzando la sua figura come nessun altro autore prima o dopo di lui. Creando quindi un mito di Mozart, genio assoluto, che tuttora nell’immaginario collettivo è probabilmente più popolare delle sue stesse opere. Non deve quindi stupire che siano fioriti aneddoti di ogni tipo sulla sua figura, miranti a sottolineare (rare volte a sproposito, ma spesso in modo esagerato) la sua genialità e la sua “unicità”. Nel vasto repertorio di aneddoti che circondano il giovane Mozart, particolare è quello che riguarda la sua visita a Roma a Pasqua 1770: l’allora quattordicenne Mozart ascoltò il celebre Miserere di Gregorio Allegri, di proprietà esclusiva della Schola Cantorum della Cappella Sistina, che la custodiva gelosamente. L’esecuzione avveniva solo nella Settimana Santa a luci spente e lo spartito non poteva essere copiato né letto, pena la scomunica.Si racconta (e lo affermò per primo il padre Leopold in una lettera alla moglie) che il giovane Mozart, dopo averlo ascoltato una sola volta, sia stato in grado di trascriverlo a memoria, nota per nota. A questa leggenda si aggiunge un secondo aneddoto: Felix Mendelssohn Bartholdy, in visita a Roma, per scommessa volle ripetere l’impresa di Mozart e, dopo un solo ascolto, fu anch’egli in grado di trascrivere fedelmente la composizione. La ricerca storiografica ha scoperto che Mozart ascoltò quest’opera due volte prima della trascrizione, mentre al meno celebrato Mendelssohn fu sufficiente un solo ascolto; Mozart però ascoltò il Miserere a 14 anni, mentre Mendelssohn ne aveva più di 20.Si racconta inoltre che Mozart bambino, durante uno dei suoi concerti alla corte dell’imperatrice Maria Teresa, rese omaggio a una piccola dama del reale seguito, chiedendola anche in moglie. Quella damina sarebbe diventata la regina di Francia Maria Antonietta.Il 12 gennaio 1782, Mozart scrisse al padre: “Clementi suona bene, fino a che guardiamo alla mano destra. La sua potenza sono i passaggi di terza. A parte questo, egli non ha un centesimo di gusto o sensibilità; in pratica è solo un puro meccanico”. In una lettera successiva si spinse oltre: “Clementi è un ciarlatano, come tutti gli italiani”. Per contro, le opinioni di Clementi su Mozart furono sempre entusiasticamente positive.Mozart era particolarmente bravo a scrivere da destra a sinistra; infatti alcune righe delle sue lettere erano scritte al contrario.Un altro aspetto del suo carattere era un senso dell’umorismo a tratti osceno. Ne rimangono testimonianze nelle lettere alla cugina Maria Anna Thekla, ai parenti e agli amici.Compose persino una serie di canoni scatologici che intonava in compagnia degli amici, i più noti dei quali sono:

  • Leck mich im Arsch K. 231, in Si bemolle maggiore, per sei voci;
  • Gehn wir im Prater, gehn wir in d’ Hetz K. 558, in Si bemolle maggiore, per sei voci;
  • Difficile lectu K. 559, in Fa maggiore, per tre voci;
  • O du eselhafter Peierl K. 560a, in Fa maggiore, per tre voci;
  • O du eselhalfter Martin K. 560b, in Fa maggiore, per tre voci (versione riveduta del precedente);
  • Bona nox K. 561, in La maggiore, per quattro voci.

La leggenda su Mozart e Salieri

Nel corso degli anni nacque e si diffuse la leggenda secondo cui Mozart sarebbe stato avvelenato, per invidia, dal compositore italiano Antonio Salieri. Questa diceria, priva di fondamento, ha ispirato diversi artisti nel corso dei secoli. Il poeta e scrittore russo Aleksandr Sergeevič Puškin diede credito a queste voci e nel 1830 scrisse Mozart e Salieri (precedentemente intitolato Invidia), un brevissimo dramma in versi, in cui un Salieri roso dall’invidia fa commissionare da Mozart un’opera, il Requiem, per poi ucciderlo, spacciare il brano per suo, suonarlo al funerale di Mozart e dover sentire: «Anche Salieri è stato toccato da Dio». Per la trovata, l’autore russo si ispirò probabilmente al fatto che il Requiem di Mozart fu commissionato dal conte Franz von Walsegg, che voleva spacciarlo per suo in occasione dell’anniversario della morte della moglie.Il 6 (18) novembre 1898, al Teatro Solodovnikov di Mosca, andò in scena la prima dell’opera Mozart e Salieri di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov. La musica è ispirata e dedicata al compositore Dargomyžškij, mentre il libretto è scritto dallo stesso Rimskij-Korsakov basandosi sulla tragedia di Puškin, e come questa l’opera si divide in due sole scene.La sera della prima, le variazioni sulla musica di Mozart furono eseguite dal pianista e compositore Sergej Rachmaninov.Nel 1978 un successivo adattamento della leggenda sulla fine di Mozart: Amadeus, del drammaturgo Peter Shaffer, conquista i teatri di Londra. La vicenda prende le basi da Puškin e ne amplia la portata. Rimane l’invidia di Salieri e il Requiem commissionato da un uomo vestito di nero (Salieri mascherato), ma il tutto è approfondito e narrato da Salieri stesso. Il testo subisce diverse modifiche, fino alla versione definitiva del 1981.Nel 1984 il dramma di Shaffer fu portato al cinema da Miloš  Forman con Amadeus, ma i lati negativi del personaggio di Salieri sono ammorbiditi rispetto a Puskin: anche se nella versione rimasterizzata del film del 2002 sono ripristinate alcune scene più dure, il Salieri cinematografico di F. Murray Abraham, che vinse l’Oscar per il miglior attore, è decisamente meno negativo di quello di Shaffer e per sua decisione, dato che il drammaturgo aveva curato anche la sceneggiatura del film. Nel film, a parte alcuni avvenimenti realmente accaduti a Mozart, gran parte della trama è una libera ricostruzione del personaggio, molto lontana dalla realtà.

Prestiti da altri autori

Pur nell’inconfutabilità del genio mozartiano, un capitolo a parte meritano, nella sua vasta produzione artistica, i “prestiti” e le citazioni di opere altrui che si possono riscontrare nei suoi lavori. Nel noto Requiem, sono rintracciabili intere frasi musicali tratte da composizioni di Georg Friedrich Händel e di molti altri, tra cui Michael Haydn. Mozart in alcune occasioni rielabora temi di Muzio Clementi: Ludwig Berger, allievo di Clementi,  su Caecilia  del  1829 stampa l’incipit della sonata Op. 24 n. 2 del suo maestro e osserva ironicamente che “forse è a questo tema che dobbiamo il geniale Allegro dell’ouverture della Zauberflöte, un’opera insuperata nel suo genere.”Il musicologo Carlo Ballola su Gente del 1982 arrivò ad affermare che “se Mozart fosse vissuto ai nostri tempi, per i suoi plagi avrebbe dovuto passare molto tempo in Pretura”. È stata enorme l’influenza di Mozart sugli operisti napoletani e italiani, compreso il grande Rossini, in gioventù soprannominato “il tedeschino” per lo studio di Mozart e altri grandi sinfonisti. Anche in ambito tedesco (dunque fondamentalmente sinfonico) Mozart fu “plagiato” da musicisti come Beethoven, che utilizzò due temi musicali mozartiani (sonate K 332 e K 135; Fuga della fantasia K 394) nella sua sinfonia pastorale e Felix Mendelssohn che sfruttò in diverse composizioni temi ispirati a Mozart.

Mozart nella letteratura

Nel 1856 lo scrittore tedesco Eduard Mörike scrisse il racconto romantico Mozart in viaggio verso Praga, che narra il viaggio compiuto da Wolfgang e dalla moglie Constanze verso Praga per allestire la prima rappresentazione del Don Giovanni (29 ottobre 1787).

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