Five Night at Freddy’s

È letteralmente impossibile capire il successo di Five Nights at Freddy’s senza aprire YouTube e fare una veloce ricerca. Uscito in sordina su Desura,questo generatore di salti sulla sedia deve tutto, compreso il repentino approdo su Steam, alle urla sguaiate di alcune celebrità del tubo, che ne hanno in un certo senso magnificato la banalità di fondo (spesso basta unire banalità a stupidità per ottenere un prodotto vincente). Da questo punto di vista Scott Cawthon, lo sviluppatore, è stato davvero geniale, riuscendo a dare al grande pubblico ciò che vuole senza impelagarsi in raffinatezze e senza ricercare chissà quale elaborata formula horror.

Il turno di notte

In realtà a posteriori è possibile fare qualche ragionamento sul gioco, ma la base di partenza è comunque di una semplicità disarmante. Il seguito non fa nulla per complicare il pane, per dirla alla Samuele Bersani, e si limita a riproporre le meccaniche originali con qualche cambiamento di cui parleremo a breve. Il gioco è sempre quello: nei panni di Jeremy Fitzgerald, fresco impiegato del turno di notte al Freddy Fazbear Pizza, classico fast food americano con dei pupazzi animatroni usati per intrattenere i bambini, bisogna controllare il locale per sei notti, evitando di farsi ammazzare dagli animatroni stessi, posseduti da chissà quale forza maligna. Ci sono diverse teorie intorno alla possessione degli animatroni, anche queste rinvenibili su YouTube, con il buon Cawthon che si è ben guardato di dare una spiegazione completa sulla faccenda (ce n’è davvero bisogno?), limitandosi a fornire alcuni elementi del passato del locale, compresa una storia piuttosto macabra che però non risolve tutti i dubbi. Comunque Fitzgerald, come Mike Schmidt prima di lui (il protagonista del primo episodio), non è molto interessato alla storia del Freddy Fazbear Pizza, quanto a non farsi cogliere di sorpresa dai malefici pupazzi che possono attaccarlo passando da tre passaggi (due laterali, uno frontale). Per farlo deve girare tra le telecamere a circuito chiuso per monitorarne i movimenti, usando una torcia per illuminarli e indossando una maschera da animatrone per ingannali (nel primo capitolo si doveva chiudere la porta di sicurezza per tenerli fuori). Ovviamente bisogna evitare di esaurire l’energia elettrica. Pena la morte certa.

CHISSÀ SE LO STIPENDIO È ADEGUATO AL RISCHIO

Tutto qui? Sì, tutto qui. Di gioco non c’è molto altro in Five Nights at Freddy’s 2, che di base richiede di passare da una telecamera all’altra ossessivamente, accendendo luci alla bisogna, senza esagerare, nonostante il continuo montare della tensione dovuto ai rumori inquietanti sempre più frequenti e al crescere della musica.

Il turno di notte

Rispetto al primo capitolo ci sono più animatroni, ma il gameplay in sé è rimasto identico, compresa la presenza di registrazioni sulla segreteria telefonica che servono a dare qualche ragguaglio sui misteri che circondano il locale e per aumentare il senso d’inquietudine. Volendo, dover indossare la maschera invece di chiudersi nella camera di sicurezza aumenta vagamente la tensione, perché permette agli animatroni di avvicinarsi, ma allo stesso tempo impoverisce la tessitura narrativa, facendogli perdere un po’ di credibilità. In effetti ingannare per sei notti delle creature così spietate con un trucchetto di così bassa lega, regala loro un inopportuno tratto di ottusità. Per il resto i salti sulla sedia ci sono ancora, garantiti dalle creature che ci saltano addosso dal buio senza che a quel punto si possa fare nulla per fermarle, così come c’è la ripetitività di fondo, fortunatamente smorzata dalla breve durata dell’intera esperienza di gioco, che si finisce in meno di tre ore, nonostante il giorno in più aggiunto dallo sviluppatore e qualche extra sbloccabile che farà felici i completisti.

Abbiamo recensito Five Nights at Freddy’s 2 trovandolo spaventoso in più di un senso

QUALCHE RAGGUAGLI TECNICO

Dal punto di vista tecnologico il capitolo di fine 2014 è rimasto identico al capitolo di inizio 2014 (sì, entrambi i capitoli sono stati pubblicati nel corso di quest’anno), con la risoluzione fissa a 1024×768 non configurabile.

Il turno di notte

Detto in parole povere si piglia ciò che si trova, compresa immagine deformata per essere adattata agli schermi con rapporti tra i lati differenti dal 4:3. Parlando di dettagli, diciamo che è stato fatto un discreto lavoro sugli animatroni, con quelli del primo capitolo rivisti in armonia con i fatti narrati in passato, e quelli nuovi particolarmente inquietanti (a noi è piaciuto soprattutto il ragazzino con il palloncino, ma immaginiamo che ognuno abbia il suo animatrone degli incubi). Le varie aree del locale non si segnalano invece per chissà quale miglioramento qualitativo. Anzi, alcune sono abbastanza povere, nonostante i dettagli che servono a elaborare teorie sul background del gioco. Comunque va detto che si tratta di una piccola produzione, venduta a un prezzo molto basso (7,99 euro), quindi non ha molto senso chiedergli troppo di più, anche se il problema della risoluzione può essere fastidioso e può causare qualche instabilità. D’altro canto va lodato l’ottimo lavoro fatto sull’interfaccia. Certo, Five Nights at Freddy’s 2 non ha chissà quante funzioni, visto che il giocatore deve solo accendere luci, navigare tra le telecamere e indossare la maschera. Rimane il fatto che i vari comandi sono stati distribuiti in modo intelligente e che l’interfaccia non intralcia mai il gameplay, risultando perfetta per lo scopo che si propone.

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