The Sandbox

Quello dei cosiddetti “simulatori divini” non è un genere inedito, anzi ha una gran bella storia alle spalle e un nutrito seguito. Su App Store però si tratta ancora di una novità, dunque l’uscita di The Sandbox per iPhone, l’ultima produzione realizzata da Pixowl per BulkyPix, è stata accompagnata da un bel po’ di sano entusiasmo. Le prerogative del gioco sono abbastanza semplici: ci viene conferito il potere di un dio e uno scenario, un sandbox appunto, da plasmare come meglio crediamo, all’interno di due differenti modalità: uno story mode composto da trenta missioni e un free mode in cui possiamo sbizzarrirci a creare il nostro mondo, condividendolo poi con la community in una vetrina virtuale di grande valore, da cui possiamo trarre insegnamenti su come mettere insieme determinati elementi nonché votare i lavori migliori nell’ottica di una leaderboard globale.

Dio privato

A premiare la nostra voglia di sperimentare ci penserà una nutrita lista di achievement sbloccabili, ognuno dei quali ci regalerà una quantità extra di mana, ovvero la “valuta” di un titolo che, lo ricordiamo, viene distribuito nell’ormai ben noto formato freemium. Per quanto concerne lo story mode, non c’è una vera e propria trama a guidare le nostre azioni, bensì semplicemente le indicazioni di una divinità che ci permette di “sostituirla” per il tempo che desideriamo, e che in ogni stage ci chiederà di creare qualcosa di nuovo, cominciando con semplici elementi per arrivare infine a strutture complesse e veri e propri ecosistemi.

STRUMENTI DIVINI

Basta qualche partita per rendersi conto che, in sostanza, lo story mode inserito in The Sandbox non è che un piccolo tutorial per farci prendere confidenza con la filosofia alla base di questo software, che si pone più come un editor che non come un videogame propriamente detto. L’interfaccia touch ci consente infatti di accedere rapidamente a un gran numero di strumenti posti un una sorta di barra superiore: il primo seleziona l’elemento che desideriamo immettere nell’ambiente, che viene pescato da una lista molto vasta, da sbloccare nel corso della modalità principale; il secondo definisce la “forma” della nostra azione, come un pennello;

Dio privato

il terzo è una semplice gomma per cancellare, che elimina ciò che abbiamo “disegnato”; troviamo quindi una lente d’ingrandimento per andare a effettuare modifiche di precisione punto per punto; il comando “undo” per annullare l’ultima operazione; il tasto di pausa che, appunto, ferma lo scorrere del tempo e le eventuali trasformazioni che ciò implica; il pulsante per regolare il meteo, in termini di ciclo giorno / notte, intensità della luce e temperatura; il pulsante con l’icona del mondo, che ci permette di salvare la nostra creazione; l’indicatore della quantità di mana a disposizione; e, infine, un’icona utile per salvare un’immagine della schermata. I comandi sono semplici, ma è la natura stessa del prodotto a richiedere un bel po’ di sperimentazione perché si possa capire come creare fuoco, acqua, sabbia, pietra e così via dalla combinazione di due o più elementi. Le possibilità, insomma, sono estremamente numerose e gli amanti di questo genere di applicazioni rimarranno folgorati dalle sue potenzialità. C’è solo un problema: è quasi impossibile giocare senza pagare, nel senso che lo sblocco di nuovi elementi implica il consumo di mana e quest’ultimo terminerà inevitabilmente a un terzo dello story mode, costringendovi a ricorrere a un in-app purchase per procurarvene dell’altro. Le produzioni freemium su App Store sono ormai piuttosto numerose, ma di rado “costringono” l’utente a mettere mano al portafogli per poter proseguire nell’esperienza, mentre in genere pongono di fronte a una questione di tipo temporale, ovvero “se paghi completerai questa operazione in pochi secondi, altrimenti dovrai aspettare alcune ore”. Qualche parola, infine, sulla grafica in pixel art: è molto carina per le illustrazioni e l’interfaccia, ma a nostro avviso rende molto poco in quella che è la vera e propria azione.

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