Oceanhorn

Tale padre, tale figlio

Immaginate di svegliarvi nel bel mezzo di quello che sembra essere un comune giorno della settimana, che poi, nel giro di qualche secondo, si rivelerà il più importante della vostra vita.

Una situazione tipica nei videogiochi, identica a quella vissuta dal protagonista di Oceanhorn, un piccolo avventuriero come pochi nell’antico regno di Arcadia. Il ragazzino, armato di ramoscello e tanto coraggio, inizierà il viaggio alla ricerca di suo padre, partito per una intrepida missione, la quale prevede l’uccisione di un mostro pericolosissimo chiamato, guarda caso, Oceanhorn.

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Piuttosto che starsene con le mani in mano, il piccolo eroe deciderà di raggiungerlo senza farsi troppe domande, anche perché il dono della parola non è roba sua, proprio come un altro personaggio di nostra conoscenza (qualcuno ha detto Link?).

La storia, semplice e avara di sorprese, è tutto sommato piacevole, classica in un certo senso, visto che gira attorno al ritrovamento dei soliti emblemi magici per ristabilire l’equilibrio, ma la cornice estetica aiuta a far emergere emozioni passate, specie se avete vissuto sulla vostra pelle l’evoluzione del brand a cui questo titolo si ispira. Il tratto artistico e i colori ricordano un po’ quelli di Wind Waker, mentre la visuale isometrica emula a suo modo A Link to The Past, sebbene qui gli scenari si sviluppino anche in altezza.

L’avventura vi porterà a spasso tra luoghi esteticamente molto diversi, da deserti a paesaggi dominati dal verde, fino a dungeon pieni di trappole e sorprese, in pieno stile Zelda. Il gameplay vero e proprio, poi, si basa su una miscela tra enigmi e combattimenti, una formula varia ma sbilanciata più sui primi, in cui l’esplorazione cerca sempre di valorizzare il vostro tempo speso a curiosare: i vasi sono lì per essere distrutti, l’erba per essere tagliata, i forzieri per essere aperti, e tutte queste attività vi doneranno oggetti e monete con le quali potrete acquistare nuovo equipaggiamento.

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Tra l’altro, Oceanhorn introduce la possibilità di salire di livello, una componente che vi permette di sbloccare abilità e altri oggetti tramite l’acquisizione di esperienza e il completamento di vari compiti, simili alle missioni secondarie dei canonici giochi di ruolo. Queste nuove capacità spingono il giocatore a visitare nuovamente i territori già ispezionati per accedere all’interno di posti prima inaccessibili. Un’aggiunta gradita è l’indicatore in percentuale di completamento per ogni mondo, utile per i collezionisti di trofei e obiettivi.

Verso l’infinito e oltre

I combattimenti si presentano in maniera alquanto elementare: oltre all’attacco base c’è quello caricato, mentre i nemici si muovono ed effettuano mosse non particolarmente elaborate. Anche la struttura dei livelli non riesce mai a brillare, complice un backtracking piuttosto evidente, in particolar modo quando bisogna uscire da un dungeon, o spostarsi da un’isola all’altra. Queste ultime infatti ricordano alla lontana gli sparatutto su binari, dove, a bordo della vostra nave, dovrete sparare ai nemici e ad elementi inanimati.

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La meccanica, che sulle prime ci stava piacendo, diventa ripetitiva dopo pochissimo tempo. Le sorprese nel design comunque non mancano, soprattutto nella gestione degli scontri contro i boss e, ovviamente, negli enigmi ambientali.

In effetti il gioco dà il meglio di sé nei puzzle, sempre divertenti da risolvere e mai frustranti, ben amalgamati con il ritmo dell’avventura. Il sistema di controllo, che ora può infatti contare sul gamepad, risulta molto più a suo agio rispetto all’utilizzo del touchscreen e dei comandi virtuali. Abbiamo poi apprezzato la possibilità di sblocco di nuove località parlando con le persone dei villaggi, un elemento ormai passato in sordina nelle produzioni odierne.

Tecnicamente non c’è molto da dire: è un porting di un gioco nato su iOS, con tutte le limitazioni che ne conseguono. La mole poligonale mostra il fianco quando l’inquadratura si sofferma sui primi piani di personaggi e ambienti, e le animazioni talvolta appaiono legnose, ma i colori vivaci aiutano a valorizzare un comparto grafico lontano dagli standard PlayStation 4, ma piuttosto gradevole nella sua semplicità.

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Elogiamo però il modo perfetto di usare le musiche, scritte anche dal grande Nobuo Uematsu, il leggendario compositore di tracce musicali di molti videogiochi della serie Final Fantasy. Ottimo anche il prezzo, di 14,99€ su PlayStation 4, più che giustificato in relazione ai contenuti offerti.

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